La specie umana ha peli molto lunghi che liscia, taglia in modo trendy, arriccia, spazzola, a cui fa piega o frangetta. Stranamente la specie umana viene considerata superiore agli altri esseri viventi.
VOCABOLARIO del mondo del capello non convenzionale ma, altrettanto (in)sensato:
CAPELLI : vezzeggiativo di capo, piccoli leader carismatici ribelli e arroganti
CERCHIETTO: diminutivo di cerchio, piccolo arnese di tortura che viene applicato alla testa e tende a stringere la medesima fino a provocare forti emicranie
MOLLETTA: diminutivo di molla, piccolo arnese che come dice la parola stessa, tende ad attaccarsi alle parti molli della pelle della testa per produrre dolore
FORCINA: diminutivo di forca. Piccolo arnese di morte per i capelli sani. Come una forca cinge la ciocca e poi (quando viene rimosso) strappa alla vita alcuni capelli innocenti.
FRANGETTA: Diminutivo di frangia. Piccolo gruppo di dissidenti nei confronti dei leader (i suddetti capelli). Di solito gli appartenenti a questo sottogruppo amano prendere strade diverse dando luogo al classico effetto frangetta spettinata
CODA e CODINI: La coda e i suoi piccoli sono animali molto calmi che tengono ordinata la testa, mantengono ordine e disciplina. Come spiega bene l'espressione "mettersi in coda", la precisione è la parola d'ordine di questi esemplari, tranne quando si verifica un testa-a-coda che è un caso molto raro che genera grande scompiglio in tutta la testa.
CUOIO CAPELLUTO: Capo indiano appartenente alla tribù dei Capelluti. Il nome Cuoio deriva dalla sua rinomata abilità di fare lo scalpo al nemico, in modo precisissimo, quasi scientifico.
RICCIO: Animale selvatico che non ama la compagnia. Infatti il riccio non ama né la spazzola nè carezze troppo vigorose. La sua capacità di formare nodi è stata sviluppata allo scopo di difendersi da questi possibili contatti.
LISCIO: Tipo di animale non molto originale e ripetitivo, e un po viscido, spesso infatti tende ad essere unto. La mancanza di improvvisazione e di originalità è determinata dalla costanza nella forma (non un'onda, nè un nodo, nè un capello fuori posto)
BOCCOLO: tipica abitazione dei Capelli, con la caratteristica forma cilindrica per proteggere dalle intemperie
martedì 9 settembre 2014
lunedì 21 maggio 2012
Controsensi cittadini - Telecamere
CONTROSENSATI CITTADINI (Delirius Urbanum) http://genova.erasuperba.it/rubriche/caffe-scorretto-telecamere-corsie-gialle
Le telecamere:
Questa specie della famiglia degli Oggettiodiatissimi, della
branca dei Grandefratellici, appartenti alla grande famiglia dei videoladri, è
composta da feroci predatori. Spesso essi si nutrono solo di carogne come la
iena ridens con cui hanno grande famigliarità, ma in realtà sono onnivori e
banchettano preferibilmente con carcasse di vegetali-umani. Esemplari di questi
animali di piccola taglia, che sono comunissimi negli USA, da qualche anno,
forse a causa di un’improvvisa introduzione coatta da parte dell’uomo, possono
essere avvistate anche in Italia. I luoghi più probabili dove possiamo dove
possiamo scorgerne alcuni esponenti, sono le zone nevralgiche della città (per
esempio dove si formano gli ingorghi grossi, o al mattino o alla sera). Questi voracissimi
divoratori si trovano quasi sempre ai margini delle carreggiate lungo le corsie
degli autobus, dove sostano per ore e ore in piedi fermi sulla loro unica zampa
grigia lunghissima. Essi, per stanziarsi, prediligono i tratti più nascosti di
una strada (tipo dietro una curva o dove c’è qualche altro palo, che permette loro
di mimetizzarsi al meglio). La funzione primordiale, a livello di influsso
sull’ecosistema, di questo mangiatore insaziabile, è disincentivare il transito
di veicoli lungo la corsia riservata ad autobus e taxi, ma il risultato della
sua introduzione in un habitat cittadino già formato, è “stranamente” e di
sicuro “non volutamente”, quello di moltiplicare le entrate del comune a causa
della sintesi umano-video-soldiana che li contraddistingue: si nutrono di esseri
video-ripresi e producono, come scarto,
multe. Quindi la casse cittadine vengono di colpo rimpinguate in massa dal
pagamento di multe salatissime da parte dei malcapitati che si imbatteranno,
loro malgrado, in queste furbi e spietati defecatori di denaro. Appena vengono
introdotte, queste creature, che l’uomo comune definisce amichevolmente “piccoli
caga soldi”, creano un grande scompenso nell’eco-sistema perché per la legge
del più forte soverchiano nettamente la comunità delle loro ingenue vittime.
Infatti la preda classica, l’automobilista o motociclista medio, solitamente
non è un brillante osservatore e, spostandosi ormai come un vegetale per le
strade cittadine, non nota i nuovi e curiosi esseri che da qualche giorno
sbavano, per l’acquolina in bocca, sopra la sua ignara testa sognante. Inoltre,
per amplificare ulteriormente l’impatto ambientale dovuto alla nuova specie, si
fa in modo che le multe vengano accumulate e giungano a casa dei rei
inconsapevoli con almeno tre mesi di ritardo così che i gustosi bietoloni
motorizzati abbiano nel frattempo collezionato almeno una decina di infrazioni
prima che venga svelato l’arcano. A quel
punto tutti i tipi di ortaggi al volante localizzano il nemico e, come Darwin
insegna, inizia il processo di selezione naturale e adattamento per il quale
sopravvive chi riesce a ingannare il più forte nemico ad esempio dribblando
furbescamente solo le zone monitorate. Quindi, in ultimo, dopo qualche anno
dalle prima introduzione delle bestie spilla-soldi, avremo ottenuto questo
spettacolo naturale giornaliero: file di prede succulente su motorini che vanno
a fuoco in qualunque corsia dell’autobus e poi, qualche metro prima delle malefiche
bocche che guardano dall’alto, di colpo inchiodano, con un fischio generale di
freni, rischiando ogni volta il maxi tamponamento a catena, per rientrare poi
in corsia, infilandosi a forza tra una macchina e l’altra, formando una specie
di mega panino delizioso che i predatori possono solo annusare da lontano. Il
corteo di gustose prede parlanti, imprecando e clacsonando resta entro la linea
bianca (colore che già da solo evoca simbolicamente onestà, pudore, quanto c’è
di più giusto) solo per il tempo strettamente necessario ad essere fuori raggio
nemico, per poter poi, appena fuori pericolo, tornare a sfrecciare più forte di
prima nell’illegalità condivisa della striscia gialla (che in natura, si sa,
rappresenta il pericolo) sotto gli occhi affamati dei predatori delusi,
lanciati verso il futuro di un traffico senza fine in una città avvolta dalla
melma dei soldi e che quindi puzza di cacca.
venerdì 18 maggio 2012
Corse
Corsa, sei
di corsa,
Non hai
tempo per stare a perdere
Tempo
Il tuo è
prezioso, tempo
Non puoi,
non hai tempo di aspettare, perdi
Il posto,
solo per non perdere tempo
Tempo al
tempo
Polvere alla
polvere
Presto sarà
il tempo che sarai polvere
E capirai,
forse in tempo
Che il tuo è
finito, tempo.
Ascolta
Temp temp temp
E’ il tempo
universale
Timbales
Timbales Timbales
Interminabile
interludio temporaneo
E il lavoro?
A tempo
Determinato
Il tempo
passa
Corri contro
il tempo
E contro il senso
di marcia
Incontra e
scontra
Riempi il
tuo tempo e il tuo tempio
Di tempi..
verbali, tempi.. storici, tempi..mentali
Contrattempo,
meteo!
Temporeggi
Ci vuol
troppo tempo per muoversi col brutto
Tempo.
Nel
frattempo
Attempati
Ti intrattengono
e ti trattengono
E nel
contempo
Piove.
La
tempistica è tipica del contemporaneo,
Nottetempo
la temperatura
Cala e
tempra
Gli animi
Che si
contemplano nei vicoli
Sotto il
temporale
Attento!
Appena in
tempo
Stavano per
tempestarti i timpani!
I teppisti
Ti avrebbero
chiesto in prestito
Temporaneamente
Anche il tuo
temporale lobo
Attentandoti
con un temperino
Che tempi!
Che corrono
Che rischi
che corrono
I nostri
contemporanei
Che contemporaneamente
Interpretano
tecnologie Intelligibili,
Estemporanei
Per stare al
passo coi tempi
Devi correre
Corsa, sei
di corsa.
giovedì 17 maggio 2012
False intolleranze
http://genova.erasuperba.it/rubriche/caffe-scorretto-false-intolleranze-alimentari
La falsa intolleranza è sindrome che si è diffusa ultimamente nei paesi più industrializzati. Colpisce giovani e adulti, difficilmente gli anziani. E' molto contagiosa. Le donne sono le più colpite, ma ultimamente si sta diffondendo anche al sesso maschile, specie in giovane età. I sintomi sono spesso ambigui e mischiati ad altri aspetti e questo la rende ancora più difficile da individuare. Si caratterizza come una via di mezzo tra l'ortoressia (fissazione per i cibi sani) e l'ipocondria con lievi accenti di schizofrenia. Partiamo dai sintomi più comuni. Il falso intollerante si distingue perché (a differenza di chi soffre di altre patologie alimentari) parla molto spesso della sua malattia, ama descrivere nello specifico tutti i cibi che non può assumere con elenchi accuratissimi e noiosissimi da mettere alla prova chiunque li voglia ascoltare con ingenuo interesse. La sindrome di falsa intolleranza si può individuare chiaramente dal sogghigno che nasce agli angoli della bocca del soggetto quando egli riesce a stare al centro dell'attenzione a causa della sua strana menomazione. A tale scopo i falsi intolleranti prediligono spesso gli alimenti più strani e ricercati, altri invece, all'opposto, puntano su alimenti molto comuni, ma che, proprio per questo, si trovano quasi dappertutto tanto da non permettere al soggetto di mangiare quasi nulla della cucina altrui. Un falso intollerante, nella descrizione della sua malattia, che sfodera in ogni occasione sociale, come cavallo di battaglia, si sofferma in particolare modo sugli effetti che l'alimento provoca al suo inerme corpo. Spesso si soffermano su una sintomatologia del tutto irrisoria (tipo lieve gonfiore addominale o vago senso di nausea o un po' di mal di testa) e rimarcano il più possibile questi miseri sintomi che, come dei palloncini bucati, crollano sotto gli occhi degli stessi narratori e interlocutori affiancati. L'apice della fenomenologia si ha quando il malato tira fuori dalla borsa o dallo zaino, magari durante un banchetto di un matrimonio, più l'occasione è formale e più il banchetto è succulento e meglio è, l'alimento alternativo, quello che il falso intollerante potrà gustare. Gustare è proprio la parola sbagliata perché l'alimento alternativo può essere di varie forme e colori ma ha un'unica caratteristica comune: non sa di niente. E' totalmente insapore e inodore e spesso la sua masticazione è lenta e faticosa così che con uno solo ci si sazi di più. Il malato estrae il prodotto con orgoglio, lo mostra ad amici e conoscenti che ormai sanno perfettamente perché il poverino sia costretto a rifiutare l'ottimo pranzo offerto con l'impegno e i soldi di chi ha organizzato, e quindi inizia a tessere le lodi del mirabolante prodotto. Di solito nutre, non ingrassa e si digerisce benissimo. Gli amici fanno vaghi cenni col capo e il festeggiato di solito sviene pensando a quanti soldi abbia sprecato per quel malatissimo invitato. Di solito poi, ai saluti, il malato ama ringraziare per quello che non ha neanche annusato di ciò che gli è stato offerto. Ma l'aspetto più inquietante e nascosto di questa subdola malattia quando arriva il momento definito in gergo "amnesia sintomatica", quando cioè il malato sembra scordare tutto ciò che ha detto e fatto precedentemente e a una qualunque occasione si mangia torte di panna e cioccolato, teglie di pizza e maionese fatta in casa. In quella fase si dice che la malattia sconfina nel suo contrario e si ha il paradosso del falso intollerante che sproloquia su quanto è buona "la roba fatta in casa alla vecchia maniera" sotto gli occhi esterrefatti di amici e parenti. Di solito, fortunatamente, questa malattia ha un decorso breve, ma in alcuni casi può durare anche diversi anni a fasi alterne. La prima cosa da fare quando si hanno le prime avvisaglie dell'insorgere della malattia è costringere il malato a un soggiorno forzato nel sud Italia o in Emilia Romagna tra ragù e crescentine. Di solito il soggetto, esposto in modo massiccio alla terapia, si rimette e si ravvede in poco tempo.
La falsa intolleranza è sindrome che si è diffusa ultimamente nei paesi più industrializzati. Colpisce giovani e adulti, difficilmente gli anziani. E' molto contagiosa. Le donne sono le più colpite, ma ultimamente si sta diffondendo anche al sesso maschile, specie in giovane età. I sintomi sono spesso ambigui e mischiati ad altri aspetti e questo la rende ancora più difficile da individuare. Si caratterizza come una via di mezzo tra l'ortoressia (fissazione per i cibi sani) e l'ipocondria con lievi accenti di schizofrenia. Partiamo dai sintomi più comuni. Il falso intollerante si distingue perché (a differenza di chi soffre di altre patologie alimentari) parla molto spesso della sua malattia, ama descrivere nello specifico tutti i cibi che non può assumere con elenchi accuratissimi e noiosissimi da mettere alla prova chiunque li voglia ascoltare con ingenuo interesse. La sindrome di falsa intolleranza si può individuare chiaramente dal sogghigno che nasce agli angoli della bocca del soggetto quando egli riesce a stare al centro dell'attenzione a causa della sua strana menomazione. A tale scopo i falsi intolleranti prediligono spesso gli alimenti più strani e ricercati, altri invece, all'opposto, puntano su alimenti molto comuni, ma che, proprio per questo, si trovano quasi dappertutto tanto da non permettere al soggetto di mangiare quasi nulla della cucina altrui. Un falso intollerante, nella descrizione della sua malattia, che sfodera in ogni occasione sociale, come cavallo di battaglia, si sofferma in particolare modo sugli effetti che l'alimento provoca al suo inerme corpo. Spesso si soffermano su una sintomatologia del tutto irrisoria (tipo lieve gonfiore addominale o vago senso di nausea o un po' di mal di testa) e rimarcano il più possibile questi miseri sintomi che, come dei palloncini bucati, crollano sotto gli occhi degli stessi narratori e interlocutori affiancati. L'apice della fenomenologia si ha quando il malato tira fuori dalla borsa o dallo zaino, magari durante un banchetto di un matrimonio, più l'occasione è formale e più il banchetto è succulento e meglio è, l'alimento alternativo, quello che il falso intollerante potrà gustare. Gustare è proprio la parola sbagliata perché l'alimento alternativo può essere di varie forme e colori ma ha un'unica caratteristica comune: non sa di niente. E' totalmente insapore e inodore e spesso la sua masticazione è lenta e faticosa così che con uno solo ci si sazi di più. Il malato estrae il prodotto con orgoglio, lo mostra ad amici e conoscenti che ormai sanno perfettamente perché il poverino sia costretto a rifiutare l'ottimo pranzo offerto con l'impegno e i soldi di chi ha organizzato, e quindi inizia a tessere le lodi del mirabolante prodotto. Di solito nutre, non ingrassa e si digerisce benissimo. Gli amici fanno vaghi cenni col capo e il festeggiato di solito sviene pensando a quanti soldi abbia sprecato per quel malatissimo invitato. Di solito poi, ai saluti, il malato ama ringraziare per quello che non ha neanche annusato di ciò che gli è stato offerto. Ma l'aspetto più inquietante e nascosto di questa subdola malattia quando arriva il momento definito in gergo "amnesia sintomatica", quando cioè il malato sembra scordare tutto ciò che ha detto e fatto precedentemente e a una qualunque occasione si mangia torte di panna e cioccolato, teglie di pizza e maionese fatta in casa. In quella fase si dice che la malattia sconfina nel suo contrario e si ha il paradosso del falso intollerante che sproloquia su quanto è buona "la roba fatta in casa alla vecchia maniera" sotto gli occhi esterrefatti di amici e parenti. Di solito, fortunatamente, questa malattia ha un decorso breve, ma in alcuni casi può durare anche diversi anni a fasi alterne. La prima cosa da fare quando si hanno le prime avvisaglie dell'insorgere della malattia è costringere il malato a un soggiorno forzato nel sud Italia o in Emilia Romagna tra ragù e crescentine. Di solito il soggetto, esposto in modo massiccio alla terapia, si rimette e si ravvede in poco tempo.
La storia della ragazzoa non bella e del ragazzo non simpatico
Questa è la
storia della ragazza non bella e del ragazzo non simpatico.
C’era una
volta un ragazzo non simpatico che viveva in una metropoli. In una grande città,
era abbastanza facile passare inosservati, ma il ragazzo non simpatico era
notato da tutti, perché era così poco simpatico che il suo viso, associato alle
sue sgarbate azioni e alla sua voce irritante, rimaneva sempre impresso,
nitidamente, nella memoria della gente. Egli spesso trascorreva intere giornate
cercando, volontariamente, di non incontrare e non rivolgere la parola a
nessuno. Infatti normalmente, appena incrociava un altro essere umano la sua
prima reazione era quella di guardar male il malcapitato, come se gli avesse
appena pestato un piede o rigato la macchina oppure cercava subito un pretesto
per sfotterlo o per potergli gridare qualcosa di offensivo. A dispetto dei suoi
modi rozzi e aggressivi, il ragazzo non simpatico amava leggere poesie e libri
di prosa delicata con predilezione per il genere romantico ed era un
appassionato di cinema francese e teatro classico. Forse egli nascondeva un
animo dolce e riflessivo, ma non lo sappiamo.
La ragazza
non bella, invece, abitava in un paese fuori dalla grande città in cui viveva
il ragazzo non simpatico. In un piccolo centro è difficile passare inosservati,
ma la ragazza non bella era così poco bella che chi la incontrava tendeva a rimuovere
il più presto possibile dai suoi ricordi quei lineamenti così disarmonici,
goffi e infastidenti, perciò non la riconosceva mai nessuno. Indossava abiti che
sceglieva ancora per lei sua madre, nonostante ella fosse ormai troppo
cresciuta per dipendere ancora così tanto da altri nelle sue scelte personali. Era
stata educata molto severamente ed era sempre molto gentile con chiunque incontrasse.
Nonostante ciò, alle persone restava sempre un pessimo ricordo di lei, come una
sensazione spiacevole, da dimenticare al più presto. Quindi la ragazza non
bella soffriva di solitudine e cercava di conoscere più persone possibili per
trovare un amico con cui poter finalmente scambiare le sue passioni. Essa amava
infatti i film violenti, i libri horror e gli incontri di box. Forse aveva un
animo aggressivo e una carica di violenza inesplosa dentro di sé, ma non lo
sappiamo con certezza.
Ora, di
certo, le vite di questi due ragazzi incontrandosi e iniziando a conoscersi,
innamorandosi e poi crescendo insieme
avrebbero reciprocamente smussato gli angoli dei loro stessi eccentrici
caratteri, avrebbero modificato i loro stessi comportamenti e di conseguenza il
loro futuro si sarebbe evoluto al di sopra delle loro stesse aspettative. Di
conseguenza anche il modo di pensare e i pregiudizi di molte persone, loro
amici e parenti si sarebbe modificato ed essi avrebbero aperto di colpo i loro
orizzonti. Questi cambiamenti dai singoli cittadini avrebbero poi finito per coinvolgere
anche il sindaco della città che, pur con una carriera filo leghista alle
spalle, avrebbe iniziato ad organizzare feste in onore della conoscenza tra
persone diverse. Il cambiamento di rotta del sindaco della città avrebbe
colpito a tal punto il parroco del paese che, folgorato dalle parole del
sindaco, avrebbe deciso di indire una festa religiosa con tutti gli uomini
bendati in onore dell’amore libero e contro il culto dell’immagine. Queste
rivoluzioni a livello locale avrebbero avuto ripercussioni sull’intera città,
dove le persone comuni avrebbero iniziato a sciogliere i propri pregiudizi nei
confronti degli emarginati e dei delinquenti o di chiunque avesse avuto in
passato comportamenti violenti. La rinnovata apertura mentale degli abitanti
della città, a sua volta, avrebbe condizionato gli abitanti dei paesi che
avrebbero smesso di emarginare e prendere in giro i portatori di difetti fisici
o mentali. A livello ancora più alto, ne sarebbe derivato un cambiamento della
società in generale, nell’atteggiamento nei confronti delle persone di non bella
apparenza: sarebbe stato introdotto un nuovo decreto che avrebbe previsto l’obbligo
dell’introduzione nelle trasmissioni in prima serata di sole vallette di aspetto
non gradevole con almeno un sovrappeso pari a 20 chili sovrappeso, almeno un
evidente alopecia o pelle butterata e con lineamenti sgradevoli e portamento
sgraziato. Inoltre sarebbe stata applicata una nuovissima legge per la
riabilitazione delle persone violente nei carceri tramite l’utilizzo pedagogico
di poesia, cinema e teatro. Infine, a livello mondiale, tutti questi cambiamenti di grande portata avrebbero
portato a un aumento generale dell’integrazione razziale, al calo improvviso
dei casi di disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia), alla
diminuzione quasi totale della criminalità, alla fine delle guerre e infine alla
pace mondiale.
Quindi un
bel giorno, come se lo volesse il destino, i due si incontrarono. Era un giorno
in cui il sole splendeva, il cielo era azzurrissimo e tutto sembrava sorridere,
la ragazza non bella si spinse fino in città per assistere a un importante incontro
di box, che attendeva da mesi. Il ragazzo non simpatico, invece, stava facendo
il suo solito giro ai margini della città per non incontrare nessuno e comprare
nelle librerie di periferia qualche libro d’amore cavalleresco. Lei scese
dall’autobus, lo guardò, lui si fermò, e
fu strano perché di solito lui tirava sempre dritto. Lei vide il suo viso, che
avrebbe poi per sempre ricordato, si aggiustò i capelli e sospirò, mentre, a
fianco a lei, le auto sfrecciavano. Lui la guardava, stupito anch’egli del suo
stesso inusuale gesto di essersi fermato, la guardò bene dalla testa ai piedi.
Lei allora, sbattendo le palpebre, gli
domandò, con la gentilezza che la contraddistingueva: “Scusami, per la palestra
GymClub? Sai sta sera c’è un incontro di box internazionale, ci saranno i
giornali, la televisione e migliaia di fan..” e lui, senza guardarla, in viso
rispose bruscamente “E’ di là, racchiona!” Indicò una strada sulla sua destra e
si girò, per poi allontanarsi a rapidi passi. Subito lui pensò ”Mamma mia che
brutta questa, mai incontrata una peggiore!”. Lei rapidamente si voltò e, seguendo
l’indicazione, sentenziò fra sé “Ma dimmi te che razza di maleducato, mai
incontrato uno peggiore!”. Dopo questo incontro non si incontrarono mai più e così
il mondo continuò così come era sempre andato e neanche un piccolo cambiamento
negli equilibri della terra si verificò.
mercoledì 16 maggio 2012
Che bello vivere oggi
Che bello vivere
oggi.
Hanno diminuito la pena a Moggi
Mentre a Roma regalano alloggi:
Se tu scegli i giusti appoggi
puoi essere arrestato
per ogni razza di reato,
ma venir subito rilasciato!
Perché c’è sempre un prelato
che è stato colto sul fatto
nello stesso tipo di atto
per cui è previsto l’arresto coatto,
ma per evitare l’impatto
definiamo quell’atto “peccato”
e poi se il reo si è confessato:
ecco il miracolo c’è stato!
Un mostro in santo si è trasformato
e poi parliamo di qualche altra cosa:
qualche notizia di cronaca rosa
con qualche bella e ricca sposa
così la gente diventa invidiosa
ed è il modo più
efficace
che a molta gente piace
perché così tutto tace
e regnò la guerra sulla pace.
mercoledì 9 maggio 2012
Schiavi
Mi chiamo
Marzia, ho ventisette anni e sono stata fatta schiava, insieme al mio compagno
Flavio da sette anni. Sono tempi bui questi, anche se la vita in città può
sembrare ricca e piena di sfarzo, al suo interno si sta già rivelando una crisi
profonda che si nutre di lassismo e arroganza. Questo grande impero basato
sull’economia e sulle guerre che oggi domina ogni cosa si sta distruggendo
dall’interno e presto crollerà perché è stato fondato sulla corruzione e sulla viltà.
La nostra schiavitù è iniziata quando, all’età di vent’anni, pieni di
entusiasmo e voglia di vivere, avevamo deciso di allontanarci dalle nostre
famiglie di origine. Entrambi provenivamo da un piccolo centro rurale, poco
lontano dalla Capitale. Ci eravamo messi
in viaggio con ingenuità e impazienza, tipica della nostra età, in cerca di
fortuna, un buon lavoro e una casa, verso la grande e fastosa Roma. Purtroppo subito
incontrammo e ci accompagnammo per un periodo ad alcune cattive compagnie, come
spesso accade a chi è troppo ingenuo. A saperlo! Adesso non ci saremmo fatti
turlupinare. Quindi iniziammo a frequentare questi briganti che sopravvivevano
grazie a piccoli furti a mercanti e strozzini. Poi un giorno durante
un’imboscata, fummo a nostra volta colti di sprovvista e fummo catturati da un
signore molto benestante che possedeva molti terreni agricoli. La grande città che
aveva bisogno di braccia per incrementare i suoi traffici e . Viviamo ormai da quattro
anni in sei metri quadri, come schiavi semplici nelle mani dei padroni. Ci
sfamiamo con vivande a buon mercato e non usciamo mai allo scoperto. D’inverno
la temperatura era così bassa che essi erano costretti a coprirsi con quattro
strati di coltri, la notte, per cercare di creare un po’ di tepore. Essendo entrambi schiavi, non avevano
alcun diritto, ma solo responsabilità penali. Potevano perciò venire arrestati senza
un giustificato motivo, potevano essere picchiati a sangue dalle guardie urbane,
subire torture all’interno delle carceri, senza prima dover essere sottoposti
regolare processo. I due giovani non potevano sposarsi né acquistare casa. Gli
schiavi godevano di condizioni di vita infime. Il loro lavoro era molto
faticoso e poco qualificato, con un minimo di otto ore al giorno. La loro vita
era per la maggior parte costituita dal lavoro. Flavio era molto robusto e
lavorava come carpentiere. Marzia invece essendo una femmina era di corporatura
più esile e spesso si ammalava quindi era stato impiegata come dama di
compagnia. Lei, coi suoi piccoli risparmi, con le mance, ha diritto di farsi un
po’ di monete con cui affrancarsi. Niente
apparteneva del ricavato del proprio lavoro davvero a loro due e i padroni
potevano in qualunque momento, con una semplice manovra, obbligarli a cedere
stesso più di quanto pattuito. Tutto ciò che avevano Flavio e Marzia gli poteva
essere portato via con facilità, bastava venisse introdotta una nuova regola,
approvata senza tante discussioni e il gioco era fatto, sarebbero stati
costretti a pagare l’ennesima tassa su non so..
le coperte per l’inverno per esempio. Infine, poi, quando la vecchiaia,
gli stenti, le malattie li avrebbero resi improduttivi sarebbero stati
abbandonati a loro stessi e lasciati lentamente morire. Questa era la triste
condizione e prospettive di vita in cui si trovavano, ma c’era di peggio: ogni
tanto per ravvivare un po’ l’atmosfera, venivano organizzati i gladiatoria. I
gladiatoria erano i combattimenti tra schiavi. Spesso infatti i personaggi più
facoltosi abitudine dei di offrire al popolo, a proprie spese, pubblici
spettacoli in occasione di particolari circostanze, per esempio duelli
all'ultimo sangue fra schiavi. Mettevano schiavi e prigionieri a combattere tra
di loro così erano impegnati ad ammazzarsi a vicenda e si dimenticavano di
ribellarsi al potere. Di solito questi incontri venivano organizzati quando
c’era qualche evento politico o economico che però bisognava nascondere, far
passare inosservato, perché avrebbe provocato l’ira degli schiavi. Una sera di
un giorno d’inverno Marzia era tornata stanchissima dal duro lavoro, si era
accasciata sulla branda e, con un brivido di freddo, aveva acceso la
televisione. Il canale che si accese fu il canale cinque e lei non riuscì
trattenere un urlo di terrore. Aveva gli occhi sbarrati: il suo Flavio era proprio
al centro di un’arena, in un corteo anti G8 mentre veniva pestato da altri tre
giovani armati di manganello cercando di combattere qualcosa che nemmeno
sapeva.
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