martedì 9 settembre 2014

Capelli

La specie umana ha peli molto lunghi che liscia, taglia in modo trendy, arriccia, spazzola, a cui fa piega o frangetta. Stranamente la specie umana viene considerata superiore agli altri esseri viventi.

VOCABOLARIO del mondo del capello non convenzionale ma, altrettanto (in)sensato:

CAPELLI : vezzeggiativo di capo, piccoli leader carismatici ribelli e arroganti

CERCHIETTO: diminutivo di cerchio, piccolo arnese di tortura che viene applicato alla testa e tende a stringere la medesima fino a provocare forti emicranie

MOLLETTA: diminutivo di molla, piccolo arnese che come dice la parola stessa, tende ad attaccarsi alle parti molli della pelle della testa per produrre dolore

FORCINA: diminutivo di forca. Piccolo arnese di morte per i capelli sani. Come una forca cinge la ciocca e poi (quando viene rimosso) strappa alla vita alcuni capelli innocenti.

FRANGETTA: Diminutivo di frangia. Piccolo gruppo di dissidenti nei confronti dei leader (i suddetti capelli). Di solito gli appartenenti a questo sottogruppo amano prendere strade diverse dando luogo al classico effetto frangetta spettinata

CODA e CODINI: La coda e i suoi piccoli sono animali molto calmi che tengono ordinata la testa, mantengono ordine e disciplina. Come spiega bene l'espressione "mettersi in coda", la precisione è la parola d'ordine di questi esemplari, tranne quando si verifica un testa-a-coda che è un caso molto raro che genera grande scompiglio in tutta la testa.

CUOIO CAPELLUTO: Capo indiano appartenente alla tribù dei Capelluti. Il nome Cuoio deriva dalla sua rinomata abilità di fare lo scalpo al nemico, in modo precisissimo, quasi scientifico.

RICCIO: Animale selvatico che non ama la compagnia. Infatti il riccio non ama né la spazzola nè carezze troppo vigorose. La sua capacità di formare nodi è stata sviluppata allo scopo di difendersi da questi possibili contatti.

LISCIO: Tipo di animale non molto originale e ripetitivo, e un po viscido, spesso infatti tende ad essere unto. La mancanza di improvvisazione e di originalità è determinata dalla costanza nella forma (non un'onda, nè un nodo, nè un capello fuori posto)

BOCCOLO: tipica abitazione dei Capelli, con la caratteristica forma cilindrica per proteggere dalle intemperie




lunedì 21 maggio 2012

Controsensi cittadini - Telecamere

Le telecamere:
Questa specie della famiglia degli Oggettiodiatissimi, della branca dei Grandefratellici, appartenti alla grande famiglia dei videoladri, è composta da feroci predatori. Spesso essi si nutrono solo di carogne come la iena ridens con cui hanno grande famigliarità, ma in realtà sono onnivori e banchettano preferibilmente con carcasse di vegetali-umani. Esemplari di questi animali di piccola taglia, che sono comunissimi negli USA, da qualche anno, forse a causa di un’improvvisa introduzione coatta da parte dell’uomo, possono essere avvistate anche in Italia. I luoghi più probabili dove possiamo dove possiamo scorgerne alcuni esponenti, sono le zone nevralgiche della città (per esempio dove si formano gli ingorghi grossi, o al mattino o alla sera). Questi voracissimi divoratori si trovano quasi sempre ai margini delle carreggiate lungo le corsie degli autobus, dove sostano per ore e ore in piedi fermi sulla loro unica zampa grigia lunghissima. Essi, per stanziarsi, prediligono i tratti più nascosti di una strada (tipo dietro una curva o dove c’è qualche altro palo, che permette loro di mimetizzarsi al meglio). La funzione primordiale, a livello di influsso sull’ecosistema, di questo mangiatore insaziabile, è disincentivare il transito di veicoli lungo la corsia riservata ad autobus e taxi, ma il risultato della sua introduzione in un habitat cittadino già formato, è “stranamente” e di sicuro “non volutamente”, quello di moltiplicare le entrate del comune a causa della sintesi umano-video-soldiana che li contraddistingue: si nutrono di esseri  video-ripresi e producono, come scarto, multe. Quindi la casse cittadine vengono di colpo rimpinguate in massa dal pagamento di multe salatissime da parte dei malcapitati che si imbatteranno, loro malgrado, in queste furbi e spietati defecatori di denaro. Appena vengono introdotte, queste creature, che l’uomo comune definisce amichevolmente “piccoli caga soldi”, creano un grande scompenso nell’eco-sistema perché per la legge del più forte soverchiano nettamente la comunità delle loro ingenue vittime. Infatti la preda classica, l’automobilista o motociclista medio, solitamente non è un brillante osservatore e, spostandosi ormai come un vegetale per le strade cittadine, non nota i nuovi e curiosi esseri che da qualche giorno sbavano, per l’acquolina in bocca, sopra la sua ignara testa sognante. Inoltre, per amplificare ulteriormente l’impatto ambientale dovuto alla nuova specie, si fa in modo che le multe vengano accumulate e giungano a casa dei rei inconsapevoli con almeno tre mesi di ritardo così che i gustosi bietoloni motorizzati abbiano nel frattempo collezionato almeno una decina di infrazioni prima che venga svelato  l’arcano. A quel punto tutti i tipi di ortaggi al volante localizzano il nemico e, come Darwin insegna, inizia il processo di selezione naturale e adattamento per il quale sopravvive chi riesce a ingannare il più forte nemico ad esempio dribblando furbescamente solo le zone monitorate. Quindi, in ultimo, dopo qualche anno dalle prima introduzione delle bestie spilla-soldi, avremo ottenuto questo spettacolo naturale giornaliero: file di prede succulente su motorini che vanno a fuoco in qualunque corsia dell’autobus e poi, qualche metro prima delle malefiche bocche che guardano dall’alto, di colpo inchiodano, con un fischio generale di freni, rischiando ogni volta il maxi tamponamento a catena, per rientrare poi in corsia, infilandosi a forza tra una macchina e l’altra, formando una specie di mega panino delizioso che i predatori possono solo annusare da lontano. Il corteo di gustose prede parlanti, imprecando e clacsonando resta entro la linea bianca (colore che già da solo evoca simbolicamente onestà, pudore, quanto c’è di più giusto) solo per il tempo strettamente necessario ad essere fuori raggio nemico, per poter poi, appena fuori pericolo, tornare a sfrecciare più forte di prima nell’illegalità condivisa della striscia gialla (che in natura, si sa, rappresenta il pericolo) sotto gli occhi affamati dei predatori delusi, lanciati verso il futuro di un traffico senza fine in una città avvolta dalla melma dei soldi e che quindi puzza di cacca.

venerdì 18 maggio 2012

Corse


Corsa, sei di corsa,
Non hai tempo per stare a perdere
Tempo
Il tuo è prezioso,  tempo
Non puoi, non hai tempo di aspettare, perdi
Il posto, solo per non perdere tempo
Tempo al tempo
Polvere alla polvere
Presto sarà il tempo che sarai polvere
E capirai, forse in tempo
Che il tuo è finito, tempo.
Ascolta
Temp temp temp
E’ il tempo universale
Timbales Timbales Timbales
Interminabile interludio temporaneo
E il lavoro?
A tempo
Determinato
Il tempo passa
Corri contro il tempo
E contro il senso
di marcia
Incontra e scontra
Riempi il tuo tempo e il tuo tempio
Di tempi.. verbali, tempi.. storici, tempi..mentali
Contrattempo, meteo!
Temporeggi
Ci vuol troppo tempo per muoversi col brutto
Tempo.
Nel frattempo
Attempati
Ti intrattengono e ti trattengono
E nel contempo
Piove.
La tempistica è tipica del contemporaneo,
Nottetempo la temperatura
Cala e tempra
Gli animi
Che si contemplano nei vicoli
Sotto il temporale
Attento!
Appena in tempo
Stavano per tempestarti i timpani!
I teppisti
Ti avrebbero chiesto in prestito
Temporaneamente
Anche il tuo temporale lobo
Attentandoti con un temperino
Che tempi!
Che corrono
Che rischi che corrono
I nostri contemporanei
Che contemporaneamente
Interpretano tecnologie Intelligibili,
Estemporanei  
Per stare al passo coi tempi
Devi correre
Corsa, sei di corsa.


giovedì 17 maggio 2012

False intolleranze

http://genova.erasuperba.it/rubriche/caffe-scorretto-false-intolleranze-alimentari 
La falsa intolleranza è sindrome che si è diffusa ultimamente nei paesi più industrializzati. Colpisce giovani e adulti, difficilmente gli anziani. E' molto contagiosa. Le donne sono le più colpite, ma ultimamente si sta diffondendo anche al sesso maschile, specie in giovane età. I sintomi sono spesso ambigui e mischiati ad altri aspetti e questo la rende ancora più difficile da individuare. Si caratterizza come una via di mezzo tra l'ortoressia (fissazione per i cibi sani) e l'ipocondria con lievi accenti di schizofrenia. Partiamo dai sintomi più comuni. Il falso intollerante si distingue perché (a differenza di chi soffre di altre patologie alimentari) parla molto spesso della sua malattia, ama descrivere nello specifico tutti i cibi che non può assumere con elenchi accuratissimi e noiosissimi da mettere alla prova chiunque li voglia ascoltare con ingenuo interesse. La sindrome di falsa intolleranza si può individuare chiaramente dal sogghigno che nasce agli angoli della bocca del soggetto quando egli riesce a stare al centro dell'attenzione a causa della sua strana menomazione. A tale scopo i falsi intolleranti prediligono spesso gli alimenti più strani e ricercati, altri invece, all'opposto, puntano su alimenti molto comuni, ma che, proprio per questo, si trovano quasi dappertutto tanto da non permettere al soggetto di mangiare quasi nulla della cucina altrui. Un falso intollerante, nella descrizione della sua malattia, che sfodera in ogni occasione sociale, come cavallo di battaglia, si sofferma in particolare modo sugli effetti che l'alimento provoca al suo inerme corpo. Spesso si soffermano su una sintomatologia del tutto irrisoria (tipo lieve gonfiore addominale o vago senso di nausea o un po' di mal di testa) e rimarcano il più possibile questi miseri sintomi che, come dei palloncini bucati, crollano sotto gli occhi degli stessi narratori e interlocutori affiancati. L'apice della fenomenologia si ha quando il malato tira fuori dalla borsa o dallo zaino, magari durante un banchetto di un matrimonio, più l'occasione è formale e più il banchetto è succulento e meglio è, l'alimento alternativo, quello che il falso intollerante potrà gustare. Gustare è proprio la parola sbagliata perché l'alimento alternativo può essere di varie forme e colori ma ha un'unica caratteristica comune: non sa di niente. E' totalmente insapore e inodore e spesso la sua masticazione è lenta e faticosa così che con uno solo ci si sazi di più. Il malato estrae il prodotto con orgoglio, lo mostra ad amici e conoscenti che ormai sanno perfettamente perché il poverino sia costretto a rifiutare l'ottimo pranzo offerto con l'impegno e i soldi di chi ha organizzato, e quindi inizia a tessere le lodi del mirabolante prodotto. Di solito nutre, non ingrassa e si digerisce benissimo. Gli amici fanno vaghi cenni col capo e il festeggiato di solito sviene pensando a quanti soldi abbia sprecato per quel malatissimo invitato. Di solito poi, ai saluti, il malato ama ringraziare per quello che non ha neanche annusato di ciò che gli è stato offerto.  Ma l'aspetto più inquietante e nascosto di questa subdola malattia quando arriva il momento definito in gergo "amnesia sintomatica", quando cioè il malato sembra scordare tutto ciò che ha detto e fatto precedentemente e a una qualunque occasione si mangia torte di panna e cioccolato, teglie di pizza e maionese fatta in casa. In quella fase si dice che la malattia sconfina nel suo contrario e si ha il paradosso del falso intollerante che sproloquia su quanto è buona "la roba fatta in casa alla vecchia maniera" sotto gli occhi esterrefatti di amici e parenti. Di solito, fortunatamente, questa malattia ha un decorso breve, ma in alcuni casi può durare anche diversi anni a fasi alterne. La prima cosa da fare quando si hanno le prime avvisaglie dell'insorgere della malattia è costringere il malato a un soggiorno forzato nel sud Italia o in Emilia Romagna tra ragù e crescentine. Di solito il soggetto, esposto in modo massiccio alla terapia, si rimette e si ravvede in poco tempo.



La storia della ragazzoa non bella e del ragazzo non simpatico


Questa è la storia della ragazza non bella e del ragazzo non simpatico.
C’era una volta un ragazzo non simpatico che viveva in una metropoli. In una grande città, era abbastanza facile passare inosservati, ma il ragazzo non simpatico era notato da tutti, perché era così poco simpatico che il suo viso, associato alle sue sgarbate azioni e alla sua voce irritante, rimaneva sempre impresso, nitidamente, nella memoria della gente. Egli spesso trascorreva intere giornate cercando, volontariamente, di non incontrare e non rivolgere la parola a nessuno. Infatti normalmente, appena incrociava un altro essere umano la sua prima reazione era quella di guardar male il malcapitato, come se gli avesse appena pestato un piede o rigato la macchina oppure cercava subito un pretesto per sfotterlo o per potergli gridare qualcosa di offensivo. A dispetto dei suoi modi rozzi e aggressivi, il ragazzo non simpatico amava leggere poesie e libri di prosa delicata con predilezione per il genere romantico ed era un appassionato di cinema francese e teatro classico. Forse egli nascondeva un animo dolce e riflessivo, ma non lo sappiamo.
La ragazza non bella, invece, abitava in un paese fuori dalla grande città in cui viveva il ragazzo non simpatico. In un piccolo centro è difficile passare inosservati, ma la ragazza non bella era così poco bella che chi la incontrava tendeva a rimuovere il più presto possibile dai suoi ricordi quei lineamenti così disarmonici, goffi e infastidenti, perciò non la riconosceva mai nessuno. Indossava abiti che sceglieva ancora per lei sua madre, nonostante ella fosse ormai troppo cresciuta per dipendere ancora così tanto da altri nelle sue scelte personali. Era stata educata molto severamente ed era sempre molto gentile con chiunque incontrasse. Nonostante ciò, alle persone restava sempre un pessimo ricordo di lei, come una sensazione spiacevole, da dimenticare al più presto. Quindi la ragazza non bella soffriva di solitudine e cercava di conoscere più persone possibili per trovare un amico con cui poter finalmente scambiare le sue passioni. Essa amava infatti i film violenti, i libri horror e gli incontri di box. Forse aveva un animo aggressivo e una carica di violenza inesplosa dentro di sé, ma non lo sappiamo con certezza.
Ora, di certo, le vite di questi due ragazzi incontrandosi e iniziando a conoscersi, innamorandosi  e poi crescendo insieme avrebbero reciprocamente smussato gli angoli dei loro stessi eccentrici caratteri, avrebbero modificato i loro stessi comportamenti e di conseguenza il loro futuro si sarebbe evoluto al di sopra delle loro stesse aspettative. Di conseguenza anche il modo di pensare e i pregiudizi di molte persone, loro amici e parenti si sarebbe modificato ed essi avrebbero aperto di colpo i loro orizzonti. Questi cambiamenti dai singoli cittadini avrebbero poi finito per coinvolgere anche il sindaco della città che, pur con una carriera filo leghista alle spalle, avrebbe iniziato ad organizzare feste in onore della conoscenza tra persone diverse. Il cambiamento di rotta del sindaco della città avrebbe colpito a tal punto il parroco del paese che, folgorato dalle parole del sindaco, avrebbe deciso di indire una festa religiosa con tutti gli uomini bendati in onore dell’amore libero e contro il culto dell’immagine. Queste rivoluzioni a livello locale avrebbero avuto ripercussioni sull’intera città, dove le persone comuni avrebbero iniziato a sciogliere i propri pregiudizi nei confronti degli emarginati e dei delinquenti o di chiunque avesse avuto in passato comportamenti violenti. La rinnovata apertura mentale degli abitanti della città, a sua volta, avrebbe condizionato gli abitanti dei paesi che avrebbero smesso di emarginare e prendere in giro i portatori di difetti fisici o mentali. A livello ancora più alto, ne sarebbe derivato un cambiamento della società in generale, nell’atteggiamento nei confronti delle persone di non bella apparenza: sarebbe stato introdotto un nuovo decreto che avrebbe previsto l’obbligo dell’introduzione nelle trasmissioni in prima serata di sole vallette di aspetto non gradevole con almeno un sovrappeso pari a 20 chili sovrappeso, almeno un evidente alopecia o pelle butterata e con lineamenti sgradevoli e portamento sgraziato. Inoltre sarebbe stata applicata una nuovissima legge per la riabilitazione delle persone violente nei carceri tramite l’utilizzo pedagogico di poesia, cinema e teatro. Infine, a livello mondiale, tutti questi  cambiamenti di grande portata avrebbero portato a un aumento generale dell’integrazione razziale, al calo improvviso dei casi di disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia), alla diminuzione quasi totale della criminalità, alla fine delle guerre e infine alla pace mondiale.
Quindi un bel giorno, come se lo volesse il destino, i due si incontrarono. Era un giorno in cui il sole splendeva, il cielo era azzurrissimo e tutto sembrava sorridere, la ragazza non bella si spinse fino in città per assistere a un importante incontro di box, che attendeva da mesi. Il ragazzo non simpatico, invece, stava facendo il suo solito giro ai margini della città per non incontrare nessuno e comprare nelle librerie di periferia qualche libro d’amore cavalleresco. Lei scese dall’autobus, lo guardò,  lui si fermò, e fu strano perché di solito lui tirava sempre dritto. Lei vide il suo viso, che avrebbe poi per sempre ricordato, si aggiustò i capelli e sospirò, mentre, a fianco a lei, le auto sfrecciavano. Lui la guardava, stupito anch’egli del suo stesso inusuale gesto di essersi fermato, la guardò bene dalla testa ai piedi. Lei allora, sbattendo le palpebre,  gli domandò, con la gentilezza che la contraddistingueva: “Scusami, per la palestra GymClub? Sai sta sera c’è un incontro di box internazionale, ci saranno i giornali, la televisione e migliaia di fan..” e lui, senza guardarla, in viso rispose bruscamente “E’ di là, racchiona!” Indicò una strada sulla sua destra e si girò, per poi allontanarsi a rapidi passi. Subito lui pensò ”Mamma mia che brutta questa, mai incontrata una peggiore!”. Lei rapidamente si voltò e, seguendo l’indicazione, sentenziò fra sé “Ma dimmi te che razza di maleducato, mai incontrato uno peggiore!”. Dopo questo incontro non si incontrarono mai più e così il mondo continuò così come era sempre andato e neanche un piccolo cambiamento negli equilibri della terra si verificò.  



mercoledì 16 maggio 2012

Che bello vivere oggi


Che bello vivere oggi.
Hanno diminuito la pena a Moggi
Mentre a Roma regalano alloggi:
Se tu scegli i giusti appoggi
puoi essere arrestato
per ogni razza di reato,
ma venir subito rilasciato!
Perché c’è sempre un prelato
che è stato colto sul fatto
nello stesso tipo di atto
per cui è previsto l’arresto coatto,
ma per evitare l’impatto
definiamo quell’atto “peccato”
e poi se il reo si è confessato:
ecco il miracolo c’è stato!
Un mostro in santo si è trasformato
e poi parliamo di qualche altra cosa:
qualche notizia di cronaca rosa
con qualche bella e ricca sposa
così la gente diventa invidiosa
 ed è il modo più efficace
che a molta gente piace
perché così tutto tace
e regnò la guerra sulla pace.

mercoledì 9 maggio 2012

Schiavi


Mi chiamo Marzia, ho ventisette anni e sono stata fatta schiava, insieme al mio compagno Flavio da sette anni. Sono tempi bui questi, anche se la vita in città può sembrare ricca e piena di sfarzo, al suo interno si sta già rivelando una crisi profonda che si nutre di lassismo e arroganza. Questo grande impero basato sull’economia e sulle guerre che oggi domina ogni cosa si sta distruggendo dall’interno e presto crollerà perché è stato fondato sulla corruzione e sulla viltà. La nostra schiavitù è iniziata quando, all’età di vent’anni, pieni di entusiasmo e voglia di vivere, avevamo deciso di allontanarci dalle nostre famiglie di origine. Entrambi provenivamo da un piccolo centro rurale, poco lontano dalla Capitale.  Ci eravamo messi in viaggio con ingenuità e impazienza, tipica della nostra età, in cerca di fortuna, un buon lavoro e una casa, verso la grande e fastosa Roma. Purtroppo subito incontrammo e ci accompagnammo per un periodo ad alcune cattive compagnie, come spesso accade a chi è troppo ingenuo. A saperlo! Adesso non ci saremmo fatti turlupinare. Quindi iniziammo a frequentare questi briganti che sopravvivevano grazie a piccoli furti a mercanti e strozzini. Poi un giorno durante un’imboscata, fummo a nostra volta colti di sprovvista e fummo catturati da un signore molto benestante che possedeva molti terreni agricoli. La grande città che aveva bisogno di braccia per incrementare i suoi traffici e . Viviamo ormai da quattro anni in sei metri quadri, come schiavi semplici nelle mani dei padroni. Ci sfamiamo con vivande a buon mercato e non usciamo mai allo scoperto. D’inverno la temperatura era così bassa che essi erano costretti a coprirsi con quattro strati di coltri, la notte, per cercare di creare un po’ di tepore. Essendo entrambi schiavi, non avevano alcun diritto, ma solo responsabilità penali. Potevano perciò venire arrestati senza un giustificato motivo, potevano essere picchiati a sangue dalle guardie urbane, subire torture all’interno delle carceri, senza prima dover essere sottoposti regolare processo. I due giovani non potevano sposarsi né acquistare casa. Gli schiavi godevano di condizioni di vita infime. Il loro lavoro era molto faticoso e poco qualificato, con un minimo di otto ore al giorno. La loro vita era per la maggior parte costituita dal lavoro. Flavio era molto robusto e lavorava come carpentiere. Marzia invece essendo una femmina era di corporatura più esile e spesso si ammalava quindi era stato impiegata come dama di compagnia. Lei, coi suoi piccoli risparmi, con le mance, ha diritto di farsi un po’ di monete con cui affrancarsi.  Niente apparteneva del ricavato del proprio lavoro davvero a loro due e i padroni potevano in qualunque momento, con una semplice manovra, obbligarli a cedere stesso più di quanto pattuito. Tutto ciò che avevano Flavio e Marzia gli poteva essere portato via con facilità, bastava venisse introdotta una nuova regola, approvata senza tante discussioni e il gioco era fatto, sarebbero stati costretti a pagare l’ennesima tassa su non so..  le coperte per l’inverno per esempio. Infine, poi, quando la vecchiaia, gli stenti, le malattie li avrebbero resi improduttivi sarebbero stati abbandonati a loro stessi e lasciati lentamente morire. Questa era la triste condizione e prospettive di vita in cui si trovavano, ma c’era di peggio: ogni tanto per ravvivare un po’ l’atmosfera, venivano organizzati i gladiatoria. I gladiatoria erano i combattimenti tra schiavi. Spesso infatti i personaggi più facoltosi abitudine dei di offrire al popolo, a proprie spese, pubblici spettacoli in occasione di particolari circostanze, per esempio duelli all'ultimo sangue fra schiavi. Mettevano schiavi e prigionieri a combattere tra di loro così erano impegnati ad ammazzarsi a vicenda e si dimenticavano di ribellarsi al potere. Di solito questi incontri venivano organizzati quando c’era qualche evento politico o economico che però bisognava nascondere, far passare inosservato, perché avrebbe provocato l’ira degli schiavi. Una sera di un giorno d’inverno Marzia era tornata stanchissima dal duro lavoro, si era accasciata sulla branda e, con un brivido di freddo, aveva acceso la televisione. Il canale che si accese fu il canale cinque e lei non riuscì trattenere un urlo di terrore. Aveva gli occhi sbarrati: il suo Flavio era proprio al centro di un’arena, in un corteo anti G8 mentre veniva pestato da altri tre giovani armati di manganello cercando di combattere qualcosa che nemmeno sapeva.